Yosa Buson

(1716 - 1783)

 

 

Yosa Buson (noto anche come Taniguchi Buson) è originario di Kema. Appartenente ad una famiglia di agricoltori, rimasto orfano, circa all’età di vent’anni si trasferisce a Edo. Qui studia poesia con Hayano Hajiin, a sua volta allievo di Hattori Ransetsu e Takarai Kikaku discepoli di Bashō. Allo stesso tempo Buson si dedica alla pittura, sperimenta vari stili ed amplia la propria cerchia di conoscenze. Sarà la pittura l’aspetto primario della sua arte che inevitabilmente si ripercuoterà nel suo stile di composizione di haikai.

Alla morte del maestro, Buson viaggiò a lungo per il Giappone, visitando i luoghi che Bashō aveva descritto nel proprio diario di viaggio (Lo stretto sentiero verso il profondo nord, 1691). Alla fine del 1750 Buson si trasferisce a Kyoto, dove inizia a frequentare i circoli dei bunjin, emergendo sia come pittore che come autore di haikai. La sua arte sia pittorica che poetica era infatti diventata estremamente raffinata, ed egli trovò negli ideali stilistici dei bunjin quanto ricercava. I bunjin letterati estremamente colti, che prendevano ad esempio la cultura cinese, ma con produzioni anche giapponesi, dedicandosi alla pittura alla poesia ed alla letteratura, si riunivano in circoli molto ristretti e non erano legati ad alcuna scuola. Gli ideali dei bunjin erano edonismo e raffinatezza: rendere la vita una raffinata esperienza all’insegna dell’estetismo. Pur essendo in un certo senso "distanti dalle masse", tramite la produzione di haikai i bunjin "comunicavano" con esse.

Proprio in questo campo si erge la voce di Buson quale incontestato maestro di haiku insieme con Bashō, Issa e Shiki. E quest’ultimo sarà colui che alla fine del XIX secolo farà di Buson il proprio modello letterario, rivalutandone la produzione poetica.

Buson, come abbiamo già accennato, riflette i tratti della propria pittura, estremamente intrisa di lirismo e realismo paesaggistico, nella propria produzione di haikai.

Ben rimarca questo concetto il critico e romanziere Katō Shūichi, nato a Tokyo nel 1919, nella sua "Storia della Letteratura Giapponese" quando asserisce:

' '... Con lo haikai Buson tentò di "fuggire dalle banalità del mondo usando parole quotidiane" per mezzo di quello che egli chiamava rizoku no hō (la via per sfuggire alla banalità), e ciò significava avere familiarità con la poesia cinese e favorire il senso estetico...' '

In questo modo Buson cantò la vita di ogni giorno.
Tale affermazione, è ben esemplificata nello Shunpūbateikyoku (Canti della brezza primaverile sull’argine), composto dal Poeta nel 1777, il quale essendo stato colpito dalla bellezza di una donna incontrata lungo il fiume Nagara, le fa pronunciare queste parole:

 

Ku TraslitteratoTraduzione

haru kaze ya
dote nagōshite
ie tōshi

Brezza primaverile, lungo cammino sull’argine e la casa è lontana

ikken no
chamise no yanagi
oinikeri

Una capanna dove si vende tè e vicino un salice fattosi vecchio

 

Inoltre il Poeta inserisce versi in cinese di estrema raffinatezza, che con originalità intercalano gli haikai (nda: citiamo solo la traduzione):

scendo lungo l’argine per cogliere fiori profumati,
un biancospino mi sbarra il cammino:
con che gelosia mi strappa l’orlo e mi graffia le caviglie

Come fa notare Katō Shūichi nella sua opera "Storia della letteratura giapponese", il fiore preferito dal Poeta era il biancospino, da questi associato alla nostalgia che, a sua volta, era "l’attaccamento al passato o meglio ancora la scoperta del passato nel presente".

Leggiamo ora questi versi:

 

Ku TraslitteratoTraduzione

hanaibara
kokyō no michi ni
nitaru kana

(Kushū - Raccolta di ku)

Biancospino in fiore come sulla via di casa

urei tsutsu
oka ni noboreba
hanaibara

(ibidem)

Melanconico salgo la collina biancospino in fiore

osoki hi no
tsumorite tōki
mukashi ka na

(ibidem)

Nell’accumularsi di lenti giorni il lontano passato

ikanobori
kinō no sora no
aridokoro

(ibidem)

Un aquilone nello stesso posto del cielo di ieri

 

Nei dipinti e nelle poesie di Buson non si incontrano motivi religiosi. La sua pittura è la trasposizione artistica di un sensibilità squisita, armonia di composizione ed essenzialità. Di riflesso, nei suoi versi Buson coglie "il colpo d’occhio" del pittore. A differenza di Bashō che "ascoltava" la natura, esprimendone il suono nelle proprie liriche, Buson ne ruba le immagini. I suoi versi sono pertanto dinamici, ricolmi di impatto visivo, la sua è una natura più "reale", meno "religiosa" di quella di Bashō. Inoltre vi ritroviamo un tocco di sensualità e romanticismo espressi con grande raffinatezza.

 

LE OPERE

Di Yosa Buson ricordiamo, oltre al già citato Shunpūbateikyoku (Canti della brezza primaverile sull’argine, 1777):

Akegarasu Corvo all’alba, 1773 - antologia poetica
Zoku akegarasu Corvo all’alba II, 1776 - antologia poetica
Shin hanatsumi Cogliendo fiori nuovi, 1777 - antologia delle sue prose

 

PROPOSTA DI LETTURA

Qui di seguito proponiamo alcuni haiku del grande Poeta:

Ku TraslitteratoTraduzione

ame no hi ya
miyako ni toki
momo no yado

un giorno di pioggia -
lungi è dalla capitale
la mia casa dai peschi ora in fiore

"yado kase" to
katana nagedasu
fukubi kana

"datemi un alloggio per la notte",
e l’uomo getta a terra la spada.
Tormenta di neve -

sumi-zumi ni
nokoru samusa ya
ume no hana

fiori di pruno:
si raccoglie il fresco
negli angoli della stanza

shoku no hi wo
shoku ni utsusu ya
haru no yū

sera di primavera:
la fiamma passa
di lume in lume

ike to kawa
hitotsu ni narinu
haru no ame

si mescolano
il lago e il fiume
nella pioggia di primavera

shiraume no
kareki ni modoru
tsukiyo kana

chiaro di luna:
il pruno bianco torna
albero invernale

chirite nochi
omokage ni tatsu
botan kana

caduto il fiore
resiste l’immagine
della peonia

shiratsuyu ya
satsuo no munage
nururu hodo

bianca rugiada:
del cacciatore arriva
ad impregnare il petto